comunicato stampa CC Como

E’ con sgomento che si apprende come nella Casa Circondariale di Como, luogo che si prefigge di essere tempio della rieducazione del reo e posto in cui la legge dello Stato viene riaffermata, sia in atto un stralcio a tutte le norme del buon senso e al comune spirito del senso di equità.


Infatti dobbiamo constatare, dopo aver preso in visione la documentazione trasmessa dalla Direzione alle Organizzazioni Sindacali, come molti poliziotti penitenziari, appartenenti al ruolo agenti/assistenti, non abbiano visto riconosciuto il diritto di poter trascorrere qualche giorno dalle proprie famiglie, essenzialmente al Sud Italia, né nel periodo Natalizio né in quello a cavallo tra la fine del 2021 e l’inizio del nuovo anno.
Questo fatto, che stride con ogni logica alla base delle normative di fonte primaria e secondaria sul recupero psicofisico del dipendente, cozza ancor di più con l’enorme sacrificio che è stato chiesto, nei mesi trascorsi, a quei silenziosi servitori dello Stato che indossano il basco azzurro. Infatti non ci si può dimenticare come nel solo mese di ottobre del corrente anno siano stati 12 i colleghi che sono dovuti ricorrere alle cure del Pronto Soccorso cittadino in seguito di aggressioni da parte di alcuni detenuti poco inclini al rispetto delle regole. Né si può tralasciare il fatto che la Casa Circondariale di Como metta, negli ultimi anni, a dura prova i poliziotti penitenziari con continui e quasi quotidiani eventi critici.
Non appare quindi rispettoso, né dell’impegno profuso da questi uomini e donne al servizio dello Stato né di ogni regola di buon senso, penalizzare dei poliziotti penitenziari dopo aver chiesto, per mesi e mesi, sacrifici continui.
Né appare equo, o rispettoso di una tematica importante quale quella delle pari opportunità e dell’ ugual accesso agli stessi diritti, che i colleghi a turno, ossia quelli in prima linea, quelli a maggior contatto con la popolazione detenuta, abbiano dovuto sottostare alla soglia di presenza del 67% (ossia le ferie sono state concesso lasciando in disponibilità all’Istituto detentivo il 67% dei colleghi), mentre i colleghi impiegati in mansioni di ufficio hanno potuto accedere al diritto legittimo delle ferie con soglie di presenza richieste meno esigenti, ossia del 50% ed in alcuni casi limite anche minori.
Non è compito né interesse di questa Sigla Sindacale contrapporre fra loro differenti aree operative, tuttavia non appare coerente con un concetto di equo accesso ai diritti consentire, un esempio su tutti, ai colleghi del ruolo agenti/assistenti dell’ufficio “Sala Regia” di poter scendere ad una soglia di presenza di circa il 40% durante il periodo Natalizio, consentendo quindi a tutti coloro che ne abbiano fatto richiesta di potersi recare in ferie, ed allo stesso tempo chiedere invece un più gravoso 67% ai colleghi quotidianamente in prima linea, quotidianamente impegnati nelle varie mansioni a turno.
Rifugge alla coerenza instaurare Commissioni sul tema delle Pari Opportunità in ambito nazionale in seno all’Amministrazione Penitenziaria per poi mortificarla in sede decentrata

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