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Egregi Consiglieri, nel ringraziarvi per la vostra presenza, la UIL Polizia Penitenziaria Segreteria Regionale e Locale di Monza, visti i sempre più frequenti eventi critici (aggressioni al personale penitenziario) si sente in dovere di portare all’attenzione del mondo politico le “Problematiche professionali del Corpo di Polizia Penitenziaria il disagio psichico ed effetti correlati all’andamento del servizio. Gestione detenuti che presentano aspetti di criticità”.


Questa O.S. rappresenta forte preoccupazione per gli eventi che si stanno verificando in tutti gli istituti penitenziari della regione Lombardia, esprime vicinanza agli operatori che affrontano quotidianamente il difficile compito istituzionale, ringraziandoli per l’impegno ed il senso del dovere che mettono in campo nell’affrontare le difficoltà giornaliere.
La UIL Polizia Penitenziaria, fedele ai suoi principi ed al suo mandato sostiene e difende i diritti dei lavoratori, sempre, con spirito costruttivo e chiede al mondo politico ed
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amministrativo di non abbandonare il personale e affrontare concretamente il problema con interventi risolutivi.
La UIL chiede alle SS.VV., quali componenti delle Commissioni speciale carcere Lombardia, e infrastrutture di intercedere presso l’’Amministrazione Penitenziaria di adottare immediatamente, un protocollo d’intervento per gestire gli eventi di aggressione al personale, ritenendo il “PROTOCOLLO D’INTERVENTO” un rafforzamento di tutela legale e professionale per la Polizia Penitenziaria e per tutti gli operatori penitenziari.
Il Legislatore ha sancito che gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, devono garantire la sicurezza ed il rispetto delle regole negli istituti penitenziari (art. 2 DPR 230/2000 Reg.Esec.), che sono le condizioni necessarie per raggiungere le finalità del trattamento, ed In casi eccezionali, per impedire e prevenire atti di violenza può fare uso della forza fisica (art. 41 O.P.).
In questo momento non possono venire meno le esigenze prioritarie dell’ordine e della disciplina e della sicurezza minate dalle condotte illegali e violente da parte di alcuni detenuti. L’Amministrazione Penitenziaria deve farsi carico di adottare, atti risolutivi nelle forme e nei modi consentiti dalla legge, utilizzando tutti gli strumenti per contrastare il fenomeno delle aggressioni al personale. Se così non fosse, il fenomeno potrebbe degenerare e si potrebbero consolidare situazioni di pericolo per l’intero mondo penitenziario, come la perdita di controllo sulla popolazione detenuta da parte dei responsabili dell’ordine e della sicurezza.
Per questo, il protocollo d’intervento, sarebbe di grande aiuto per la giusta valutazione da parte degli organi competenti (amministrativi e giudiziari) degli eventi e dell’operato di tutti gli operatori, che rischiano ogni volta che intervengono problematiche di incolumità e spesso problematiche giudiziarie. Il “PROTOCOLLO D’INTERVENTO” rafforzerebbe le garanzie detentive e professionali degli agenti, ma anche dei comandanti e dei direttori.
Si porta alla Sua conoscenza che la UIL ha più volte chiesto la presenza h24 di personale sanitario specializzato e psichiatrico nelle sezioni dove sono ubicati i soggetti con problematiche cliniche e psichiatriche; ha chiesto di istituire un repartino di degenza presso l’Ospedale San Gerardo di Monza (più volte promesso, ma mai realizzato).
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Il repartino, permetterebbe di gestire in sicurezza i sempre più numerosi piantonamenti in luogo esterno di cura.
Infine, si porta alla vostra attenzione un modello organizzativo studiato per ridurre i rischi con adozioni di misure finalizzate ad attenuare il fenomeno del rischio aggressione che in breve di seguito si rappresentata: RISCHIO AGGRESSIONE Per violenza sul posto di lavoro: con questo termine si fa riferimento a qualsivoglia episodio in cui si possano riscontrare insulti, minacce o forme di aggressione fisica o psicologica praticate sul lavoro, da soggetti esterni all'organizzazione ma anche interni a quest’ultima, in grado di mettere in pericolo la salute, la sicurezza o il benessere psicofisico della persona. Nonostante vi sia una quota di imprevedibilità rispetto agli atti di violenza, è possibile comunque rintracciare ambienti e tipologie di lavoratori maggiormente a rischio. La Polizia Penitenziaria, che generalmente lavora in carcere, h24, ambiente che genera quotidianamente conflitti umani sempre più spesso di difficile gestione, come. detenuti aggressivi e/o interessati da problematiche mentali; E’ importante poi porre l’accento sui possibili risvolti negativi che l’aggressione può provocare: senza dubbio le aggressioni a carattere fisico possono portare a lesioni di vario tipo e quindi maggiormente visibili, ma non sono da sottovalutare le possibili ripercussioni della violenza che non comporti il contatto con l’aggressore. Le conseguenze per il singolo variano notevolmente, dalla demotivazione allo svilimento del lavoro svolto, allo stress ai danni alla salute fisica o psicologica; possono essere presenti sintomi post traumatici come paure, fobie e disturbi del sonno. La vulnerabilità del singolo varia, in definitiva, a seconda del contesto in cui si verifica la violenza e delle caratteristiche individuali ma in ogni caso risulta estremamente complesso prevedere come la potenziale vittima reagirà
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agli atti di violenza psicologica. Come tutte le tipologie di rischio per le quali non si mettano in campo azioni utili ad una corretta gestione, anche le aggressioni possono impattare sull'insieme dell'organizzazione: è verosimile infatti che gli effetti negativi si traducano in maggiore assenteismo, perdita di motivazione e produttività, deterioramento dei rapporti di lavoro. Le misure di prevenzione attuate per limitare il rischio aggressione sono prevalentemente di tipo strutturale e di tipo organizzativo. Alcune misure di tipo strutturale possono essere, ad esempio: - eliminare, per quanto possibile, oggetti o attrezzature che possono essere utilizzate come corpi contundenti o taglienti (ad es. bastoni, lamette, forbici, ecc…); - dotare le postazioni a contatto con gli utenti di barriere fisiche; - mantenere adeguati livelli di illuminazione artificiale nella struttura e nelle aree annesse - assicurare la presenza nei locali di telefoni e/o altri ausili per dare l’allarme in caso di bisogno. Le misure di tipo organizzativo possono invece essere, sempre a titolo esemplificativo: - adeguata formazione del personale; - effettuazione di un'opportuna campagna informativa/formativa legata alla gestione dei detenuti aggressivi e/o interessati da problematiche mentali e dei possibili conflitti; - gestione dell’organizzazione del personale operante garantendo la presenza di un numero di lavoratori minimo; - realizzazione di una procedura atta a chiamare altro personale di polizia penitenziaria in caso di situazioni non gestibili dagli operatori. Più nello specifico, rispetto ad un intervento di carattere formativo, sarebbe opportuno che i lavoratori soggetti a rischio aggressione, tutti, ma in particolare il personale che svolge servizio di vigilanza nelle sezioni :1^ accoglienza, ROP , isolamento e infermerie, ricevessero nozioni teoriche spendibili nel quotidiano, riguardanti, in sintesi: - un approfondimento sul rischio aggressione, sulla sua individuazione, rilevazione e valutazione quale rischio professionale;
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- l’acquisizione di specifiche tecniche al fine di prevenire e gestire situazioni critiche a rischio di aggressione; - l’introduzione di conoscenze e modalità di gestione di situazioni critiche e di controllo dei detenuti aggressivi. La prevenzione preliminare, deve essere adottata dallo staff aziendale( Area Sicurezza, Area Sanitaria; Area Pedagogica) intervenendo prima che si verifichi un'aggressione fisica o verbale con interventi adatti alle particolari circostanze dell'organizzazione e basarsi su attente valutazioni del rischio, nell’ottica sempre valida che gli approcci che fanno affidamento in primo luogo sulla prevenzione risultano più efficaci di singole misure isolate, adottate dopo che si è verificato un incidente. In questo senso, l'erogazione di una formazione sulla gestione delle situazioni difficili con l’utenza e sul riconoscimento dei segnali di avvertimento relativamente ad una potenziale aggressione può diventare una strategia cruciale di prevenzione.